IRONIA DELLA SORTE 2021/2022
Carlo Caloro vs Mo(n)stre
Ironia della sorte è un progetto che nasce da una collaborazione con Mo(n)stre, una piattaforma di arti e discipline umanistiche che, in modo ironico e non solo, parla di mostre, mostri e tutto ciò che popola gli spazi espositivi italiani.
A lui ho chiesto di effettuare una selezione su alcuni miei lavori, partendo dalla foto documentazione delle opere, per rielaborare e creare nuovi memi. Il desiderio di questa co-operazione nasce dal fatto che molti dei miei lavori si confrontano con tematiche legate alle reti neurali, agli algoritmi evolutivi, alla genetica e al rapporto tra natura-cultura. In questo senso, ero interessato alla tipologia di interventi realizzati solitamente da Mo(n)stre e al suo lavoro con i memi per aprire uno spunto di riflessione rispetto a queste nuove “entità culturali” e alla loro trasmissibilità.
L’operazione compiuta da Mo(n)stre in Ironia della sorte è una vera e propria rielaborazione memica dei miei lavori. Questi sono accompagnati dalla didascalia dell’opera originale con l’aggiunta di note audio “esplicative” da parte di Mo(n)stre, e accostamenti e confronti con immagini di opere d’arte del passato, che danno vita a veri e propri memi “involutivi”.
Da questo strano connubio ne esce fuori una sorta di metamemetica, volta a riflettere in una nuova guisa sia sulle mie opere, aprendo a livelli di lettura altri, sia sul ruolo stesso che oggi hanno i meme attraverso il lavoro compiuto da Mo(n)stre.
L’obbiettivo di Ironia della sorte è quello di aprire la strada ad una nuova ri-significazione memica per indagare il modo in cui la cultura si trasforma da sé e si perpetua nel tempo. Come ha detto il filosofo Carlo Sini, “La cultura è un automa”. In altre parole, la cultura è una macchina che si muove sebbene non sia altro che il prodotto dell’evoluzione naturale che contraddistingue l’essere umano.
Per questa ragione, mi sono interessato alla riflessione sui memi e alla loro analogia con i geni, nella convinzione che gli odierni algoritmi digitali siano naturali quanto gli algoritmi evolutivi. A cambiare, in questo senso, è unicamente la velocità di trasmissione. In fin dei conti, una riflessione simile era già contenuta nel Medialismo di Gabriele Perretta e della sua ricerca sviluppata negli anni ‘80 che già portava in grembo risvolti che stiamo vivendo oggi come il diluvio digitale, gli NFT e la memetica. Secondo Perretta, infatti, «La globalizzazione non ha rinunciato ad un dialogo tra intelligenze collettive. Oggi l’arte contemporanea, a contatto totale con la comunicazione, può permettersi di essere astrattamente espansa e quindi pittura e installazione stanno insieme e non necessariamente in maniera post-moderna. La pratica mediale che dal 1993 si affaccia ai linguaggi attuali dei new media ha aperto la strada alla fine dei media elettrici! Il Medialismo ha aperto la strada all’utilizzo della dialettica tra media elettrici e digitali, che oggi è di grande attualità. Dentro e fuori la rete il medialismo ha anticipato quello che dopo qualcuno ha chiamato ri-mediazione, oppure content providing o digitale globale».
D’altronde, la parola meme è stata introdotta per la prima volta nel 1976 dal biologo evoluzionista Richard Dawkins nel suo libro Il gene egoista. In esso Dawking propone una nuova chiave di lettura dell’evoluzione culturale umana. In maniera omologa al gene, unità di base dell’evoluzione biologica, il meme è un’unità culturale, replicabile e trasmissibile per imitazione (greco: mimeme) da un individuo a un altro.
Seguendo l’analogia con i geni – che rappresentano le unità di informazione biologica che compongono il DNA degli organismi viventi – i memi sono coinvolti nel medesimo processo di replicazione, mutazione e selezione nel mondo della cultura. I memi quindi non sono altro che dei replicatori di idee che fanno presa nella mente delle persone trasferendosi di cervello in cervello. In questo processo di replicazione, i memi proprio come i geni possono subire delle mutazioni indipendenti. Se l’imitazione è il modo in cui i memi vengono replicati, tuttavia è il processo di selezione a individuare le unità culturali che sopravvivranno sulla base della loro longevità, fecondità e fedeltà.
Più un meme sarà longevo e fecondo e più è probabile che quell’unità culturale finirà per prevalere rispetto ad altre idee concorrenti, meno attraenti e dunque meno capaci di replicarsi. La selezione genica, portando alla formazione del cervello, ha fornito gli elementi necessari per lo sviluppo dei primi memi. Una volta che questi si sono formati l’evoluzione culturale è diventata determinante per lo sviluppo umano.
Qualsiasi contributo culturale come una buona idea, una canzone, l’invenzione della lampadina, ecc. in quanto meme può rimanere intatto per lungo tempo dopo che i geni si sono dissolti nel pool comune. Mentre i geni di Platone sono probabilmente scomparsi all’interno del pool genetico, i suoi memi sono sicuramente presenti nel nostro mondo.
In parte, prima di intraprendere questo esperimento con Mo(n)stre mi sono già dedicato a questi temi nel 2011 con il lavoro Io_nel_progetto_di_un_altro. Anche qui è presente l’idea della propagazione dei memi culturali, rielaborandola attraverso un algoritmo a cui ho delegato il ruolo di autore che fornisce una serie di istruzioni, dove solo poche regole sono prestabilite, che possono essere implementate da una macchina o da un performer per vedere come nel portare avanti il discorso di un altro non si esprima più l’altro, bensì se stessi nel discorso dell’altro. Così facendo, volevo mettere in luce come avviene il trasferimento di un processo culturale, tramite uno scambio di informazioni, e come queste si modificano negli altri.
Carlo Caloro vs Mo(n)stre
Ironia della sorte è un progetto che nasce da una collaborazione con Mo(n)stre, una piattaforma di arti e discipline umanistiche che, in modo ironico e non solo, parla di mostre, mostri e tutto ciò che popola gli spazi espositivi italiani.
A lui ho chiesto di effettuare una selezione su alcuni miei lavori, partendo dalla foto documentazione delle opere, per rielaborare e creare nuovi memi. Il desiderio di questa co-operazione nasce dal fatto che molti dei miei lavori si confrontano con tematiche legate alle reti neurali, agli algoritmi evolutivi, alla genetica e al rapporto tra natura-cultura. In questo senso, ero interessato alla tipologia di interventi realizzati solitamente da Mo(n)stre e al suo lavoro con i memi per aprire uno spunto di riflessione rispetto a queste nuove “entità culturali” e alla loro trasmissibilità.
L’operazione compiuta da Mo(n)stre in Ironia della sorte è una vera e propria rielaborazione memica dei miei lavori. Questi sono accompagnati dalla didascalia dell’opera originale con l’aggiunta di note audio “esplicative” da parte di Mo(n)stre, e accostamenti e confronti con immagini di opere d’arte del passato, che danno vita a veri e propri memi “involutivi”.
Da questo strano connubio ne esce fuori una sorta di metamemetica, volta a riflettere in una nuova guisa sia sulle mie opere, aprendo a livelli di lettura altri, sia sul ruolo stesso che oggi hanno i meme attraverso il lavoro compiuto da Mo(n)stre.
L’obbiettivo di Ironia della sorte è quello di aprire la strada ad una nuova ri-significazione memica per indagare il modo in cui la cultura si trasforma da sé e si perpetua nel tempo. Come ha detto il filosofo Carlo Sini, “La cultura è un automa”. In altre parole, la cultura è una macchina che si muove sebbene non sia altro che il prodotto dell’evoluzione naturale che contraddistingue l’essere umano.
Per questa ragione, mi sono interessato alla riflessione sui memi e alla loro analogia con i geni, nella convinzione che gli odierni algoritmi digitali siano naturali quanto gli algoritmi evolutivi. A cambiare, in questo senso, è unicamente la velocità di trasmissione. In fin dei conti, una riflessione simile era già contenuta nel Medialismo di Gabriele Perretta e della sua ricerca sviluppata negli anni ‘80 che già portava in grembo risvolti che stiamo vivendo oggi come il diluvio digitale, gli NFT e la memetica. Secondo Perretta, infatti, «La globalizzazione non ha rinunciato ad un dialogo tra intelligenze collettive. Oggi l’arte contemporanea, a contatto totale con la comunicazione, può permettersi di essere astrattamente espansa e quindi pittura e installazione stanno insieme e non necessariamente in maniera post-moderna. La pratica mediale che dal 1993 si affaccia ai linguaggi attuali dei new media ha aperto la strada alla fine dei media elettrici! Il Medialismo ha aperto la strada all’utilizzo della dialettica tra media elettrici e digitali, che oggi è di grande attualità. Dentro e fuori la rete il medialismo ha anticipato quello che dopo qualcuno ha chiamato ri-mediazione, oppure content providing o digitale globale».
D’altronde, la parola meme è stata introdotta per la prima volta nel 1976 dal biologo evoluzionista Richard Dawkins nel suo libro Il gene egoista. In esso Dawking propone una nuova chiave di lettura dell’evoluzione culturale umana. In maniera omologa al gene, unità di base dell’evoluzione biologica, il meme è un’unità culturale, replicabile e trasmissibile per imitazione (greco: mimeme) da un individuo a un altro.
Seguendo l’analogia con i geni – che rappresentano le unità di informazione biologica che compongono il DNA degli organismi viventi – i memi sono coinvolti nel medesimo processo di replicazione, mutazione e selezione nel mondo della cultura. I memi quindi non sono altro che dei replicatori di idee che fanno presa nella mente delle persone trasferendosi di cervello in cervello. In questo processo di replicazione, i memi proprio come i geni possono subire delle mutazioni indipendenti. Se l’imitazione è il modo in cui i memi vengono replicati, tuttavia è il processo di selezione a individuare le unità culturali che sopravvivranno sulla base della loro longevità, fecondità e fedeltà.
Più un meme sarà longevo e fecondo e più è probabile che quell’unità culturale finirà per prevalere rispetto ad altre idee concorrenti, meno attraenti e dunque meno capaci di replicarsi. La selezione genica, portando alla formazione del cervello, ha fornito gli elementi necessari per lo sviluppo dei primi memi. Una volta che questi si sono formati l’evoluzione culturale è diventata determinante per lo sviluppo umano.
Qualsiasi contributo culturale come una buona idea, una canzone, l’invenzione della lampadina, ecc. in quanto meme può rimanere intatto per lungo tempo dopo che i geni si sono dissolti nel pool comune. Mentre i geni di Platone sono probabilmente scomparsi all’interno del pool genetico, i suoi memi sono sicuramente presenti nel nostro mondo.
In parte, prima di intraprendere questo esperimento con Mo(n)stre mi sono già dedicato a questi temi nel 2011 con il lavoro Io_nel_progetto_di_un_altro. Anche qui è presente l’idea della propagazione dei memi culturali, rielaborandola attraverso un algoritmo a cui ho delegato il ruolo di autore che fornisce una serie di istruzioni, dove solo poche regole sono prestabilite, che possono essere implementate da una macchina o da un performer per vedere come nel portare avanti il discorso di un altro non si esprima più l’altro, bensì se stessi nel discorso dell’altro. Così facendo, volevo mettere in luce come avviene il trasferimento di un processo culturale, tramite uno scambio di informazioni, e come queste si modificano negli altri.
Similarmente, l’intervento di Mo(n)stre fa riferimento a memi (opere d’arte) arrivati sino ad oggi, innestandoli sulle mie opere in vario modo, suggerendo e veicolando significati inaspettati e nuovi piani di lettura dell’opera stessa. In altre parole, creando dei veri e propri “meme”, generando nuovi memi a partire da un insieme di memi (i miei lavori e gli accostamenti di varia natura a altre opere d’arte).
Per questi motivi, Ironia della sorte nasconde in sé una metamemetica, così come Io_nel_progetto_di_un_altro metteva in atto un meta-discorso, che invita a considerare la natura stessa dei memi e dei mutamenti che avvengono sul piano culturale. Cosa definisce allora un meme? Sicuramente non basta che si sovrapponga una breve frase o parola a un’immagine.
Per trovare una risposta a questa domanda occorre considerare che la parola meme per come la intendiamo comunemente oggi fa riferimento al diffondersi su Internet di idee attraverso una serie di immagini, gif, foto o video diffusi in rete in modo virale, basandosi su continue mutazioni, che ha raggiunto modalità tanto singolari da essere paragonata da alcuni a un’espressione d’arte.
I memi su Internet, proprio come i memi normali fanno leva sulla loro viralità. L’assenza dei confini fisici nella rete tende a incentivare ancora di più la rapida diffusione di idee. Tuttavia, il loro tratto caratteristico deriva dalla maniera in cui avviene la loro variazione da mutazione in mutazione. Secondo lo stesso Dawkins, infatti, mentre i memi “classici” subivano un mutamento da un passaggio all’altro all’interno di una logica casuale e darwiniana, i memi su Internet seguono mutazioni intenzionali. Non a caso, i memi realizzati solitamente da Mo(n)stre muovono dal confronto tra memi artistici del passato e immagini che fanno riferimento al gossip o alla notizia politica, che hanno avuto già grazie ad altri media, come la televisione e i social media, una diffusione molto ampia.
Questi, infatti, si fondano sulla variazione stessa. I memi di Internet sottintendono un creatore e un ricettore attivo che non si limiti alla sola imitazione. La mutazione avviene intenzionalmente da parte del creatore, mentre il destinatario del meme è un fruitore che deve “ri-comporre” il messaggio. Spetta a quest’ultimo ricreare il messaggio che viene costantemente riattualizzato in infinite declinazioni che aprono la porta a nuovi cornici significative, paradossali, umoristiche e a una nuova “ri-significazione”. L’immediatezza gioca un ruolo importante laddove i meme suscitano emozioni, idee e ilarità in un formato facile da tradurre.
Tuttavia, se la viralità è la chiave del successo evolutivo di un meme, ironia della sorte, quelli confezionati da Mo(n)stre sui miei lavori sono memi “involutivi”, che non hanno di per sé una cornice umoristica e che non ricercano intenzionalmente la diffusione, ma che aprono attraverso il gioco tra le mie opere originali e le nuove dimensioni di senso a chiavi di letture differenti aggiunte da Mo(n)stre, ulteriori dimensioni di senso per i fruitori.
Ad esempio, uno degli esperimenti compiuto da Mo(n)stre a partire dalla mia opera Braccio (Opera dove viene riprodotto in forma grafica il gene HOXIA, responsabile della formazione di braccia e gambe, da un braccio meccanico avviato da un mini-controller), si basa sulla realizzazione di meme dove il braccio meccanico viene messo a confronto con altre opere d’arte o ritratto nell’atto di scrivere il messaggio troppe mos…(tre).., alludendo alla morte del braccio/manichino. Il tutto accompagnato da una nota audio.
Per questi motivi, Ironia della sorte nasconde in sé una metamemetica, così come Io_nel_progetto_di_un_altro metteva in atto un meta-discorso, che invita a considerare la natura stessa dei memi e dei mutamenti che avvengono sul piano culturale. Cosa definisce allora un meme? Sicuramente non basta che si sovrapponga una breve frase o parola a un’immagine.
Per trovare una risposta a questa domanda occorre considerare che la parola meme per come la intendiamo comunemente oggi fa riferimento al diffondersi su Internet di idee attraverso una serie di immagini, gif, foto o video diffusi in rete in modo virale, basandosi su continue mutazioni, che ha raggiunto modalità tanto singolari da essere paragonata da alcuni a un’espressione d’arte.
I memi su Internet, proprio come i memi normali fanno leva sulla loro viralità. L’assenza dei confini fisici nella rete tende a incentivare ancora di più la rapida diffusione di idee. Tuttavia, il loro tratto caratteristico deriva dalla maniera in cui avviene la loro variazione da mutazione in mutazione. Secondo lo stesso Dawkins, infatti, mentre i memi “classici” subivano un mutamento da un passaggio all’altro all’interno di una logica casuale e darwiniana, i memi su Internet seguono mutazioni intenzionali. Non a caso, i memi realizzati solitamente da Mo(n)stre muovono dal confronto tra memi artistici del passato e immagini che fanno riferimento al gossip o alla notizia politica, che hanno avuto già grazie ad altri media, come la televisione e i social media, una diffusione molto ampia.
Questi, infatti, si fondano sulla variazione stessa. I memi di Internet sottintendono un creatore e un ricettore attivo che non si limiti alla sola imitazione. La mutazione avviene intenzionalmente da parte del creatore, mentre il destinatario del meme è un fruitore che deve “ri-comporre” il messaggio. Spetta a quest’ultimo ricreare il messaggio che viene costantemente riattualizzato in infinite declinazioni che aprono la porta a nuovi cornici significative, paradossali, umoristiche e a una nuova “ri-significazione”. L’immediatezza gioca un ruolo importante laddove i meme suscitano emozioni, idee e ilarità in un formato facile da tradurre.
Tuttavia, se la viralità è la chiave del successo evolutivo di un meme, ironia della sorte, quelli confezionati da Mo(n)stre sui miei lavori sono memi “involutivi”, che non hanno di per sé una cornice umoristica e che non ricercano intenzionalmente la diffusione, ma che aprono attraverso il gioco tra le mie opere originali e le nuove dimensioni di senso a chiavi di letture differenti aggiunte da Mo(n)stre, ulteriori dimensioni di senso per i fruitori.
Ad esempio, uno degli esperimenti compiuto da Mo(n)stre a partire dalla mia opera Braccio (Opera dove viene riprodotto in forma grafica il gene HOXIA, responsabile della formazione di braccia e gambe, da un braccio meccanico avviato da un mini-controller), si basa sulla realizzazione di meme dove il braccio meccanico viene messo a confronto con altre opere d’arte o ritratto nell’atto di scrivere il messaggio troppe mos…(tre).., alludendo alla morte del braccio/manichino. Il tutto accompagnato da una nota audio.